Mi è capitato numerose volte, quando ancora lavoravo esclusivamente come interprete, che quando mi veniva chiesto qual era il mio lavoro, nel sentire questa risposta: “l´interprete”, il mio interlocutore esordisse chiedendo: “un interprete teatrale?” oppure “un interprete musicale?” e quando mi andava bene la persona che avevo di fronte, nel sentire pronunciare questa strana parola, ne traeva la rapida conclusione che io traducessi libri.
Il traduttore e l´interprete due figure simili ma diverse.
Le professioni di traduttore e di interprete vengono spesso confuse in quanto appartengono ad uno stesso ambito pur essendo diverse: la traduzione consiste nel trasporre un testo scritto, mentre l’interpretazione consiste nel trasporre un intervento orale ma è vero che entrambi traducono e in senso lato, tradurre significa trasporre in una data lingua (lingua di arrivo) ciò che è stato scritto o detto in un’altra lingua (lingua di partenza).
Il traduttore deve redigere un documento che restituisca il senso dell’originale rispettando le regole grammaticali e stilistiche della lingua dei suoi lettori. Il traduttore deve anzitutto capire l’enunciato espresso nella lingua di partenza, coglierne il significato e le sfumature, per poi riportarlo nella propria lingua nel modo più fedele e più naturale possibile. Il lavoro dell’interprete consiste nel pronunciare nella lingua di chi lo ascolta un discorso equivalente, per contenuto e intenzioni, al discorso originale. Al contrario del traduttore, l’interprete è «visibile». Egli rende possibile la comunicazione immediata: «si identifica» nell’oratore esprimendosi in prima persona e ne restituisce le idee e le convinzioni con la stessa intensità e le stesse sfumature. Una traduzione/interpretazione fedele rispetta al tempo stesso l’intenzione dell’autore del testo o del discorso originale e lo spirito della lingua di arrivo.
Un buon traduttore sarà automaticamente un bravo interprete e viceversa?
La risposta è no. È certamente vero che entrambi, per svolgere il loro lavoro, devono essere in grado di capire perfettamente la lingua di partenza, avere grandi doti di analisi (necessarie a decifrare il contenuto del testo o del discorso di origine) e una buona conoscenza della materia trattata.
Il traduttore deve, a differenza dell´interprete, possedere ottime qualità redazionali per produrre documenti che non «sappiano di traduzione». Deve dar prova di rigore e di precisione per rimanere fedele all’originale e trasmettere le informazioni in esso contenute. La traduzione specialistica richiede generalmente ricerche terminologiche e documentarie e la consultazione di esperti del settore.
L´interprete invece, deve possedere un’ottima capacità di espressione per comunicare con la stessa chiarezza ed efficacia dell’oratore. È tenuto ad essere sempre al corrente delle vicende di attualità e a seguire da vicino l’evoluzione dei settori nei quali può essere chiamato a intervenire, in quanto non può permettersi esitazioni. Deve assolutamente possedere intuito, capacità di adattamento e prontezza di riflessi per riuscire a far fronte a tutte le situazioni di lavoro, anche le più destabilizzanti, e per adeguarsi a qualsiasi oratore. Deve essere sensibile alle differenze culturali e alla situazione per rendere con diplomazia l’intenzione dell’oratore.
Il traduttore e l´interprete due figure simili ma diverse.
Le professioni di traduttore e di interprete vengono spesso confuse in quanto appartengono ad uno stesso ambito pur essendo diverse: la traduzione consiste nel trasporre un testo scritto, mentre l’interpretazione consiste nel trasporre un intervento orale ma è vero che entrambi traducono e in senso lato, tradurre significa trasporre in una data lingua (lingua di arrivo) ciò che è stato scritto o detto in un’altra lingua (lingua di partenza).
Il traduttore deve redigere un documento che restituisca il senso dell’originale rispettando le regole grammaticali e stilistiche della lingua dei suoi lettori. Il traduttore deve anzitutto capire l’enunciato espresso nella lingua di partenza, coglierne il significato e le sfumature, per poi riportarlo nella propria lingua nel modo più fedele e più naturale possibile. Il lavoro dell’interprete consiste nel pronunciare nella lingua di chi lo ascolta un discorso equivalente, per contenuto e intenzioni, al discorso originale. Al contrario del traduttore, l’interprete è «visibile». Egli rende possibile la comunicazione immediata: «si identifica» nell’oratore esprimendosi in prima persona e ne restituisce le idee e le convinzioni con la stessa intensità e le stesse sfumature. Una traduzione/interpretazione fedele rispetta al tempo stesso l’intenzione dell’autore del testo o del discorso originale e lo spirito della lingua di arrivo.
Un buon traduttore sarà automaticamente un bravo interprete e viceversa?
La risposta è no. È certamente vero che entrambi, per svolgere il loro lavoro, devono essere in grado di capire perfettamente la lingua di partenza, avere grandi doti di analisi (necessarie a decifrare il contenuto del testo o del discorso di origine) e una buona conoscenza della materia trattata.
Il traduttore deve, a differenza dell´interprete, possedere ottime qualità redazionali per produrre documenti che non «sappiano di traduzione». Deve dar prova di rigore e di precisione per rimanere fedele all’originale e trasmettere le informazioni in esso contenute. La traduzione specialistica richiede generalmente ricerche terminologiche e documentarie e la consultazione di esperti del settore.
L´interprete invece, deve possedere un’ottima capacità di espressione per comunicare con la stessa chiarezza ed efficacia dell’oratore. È tenuto ad essere sempre al corrente delle vicende di attualità e a seguire da vicino l’evoluzione dei settori nei quali può essere chiamato a intervenire, in quanto non può permettersi esitazioni. Deve assolutamente possedere intuito, capacità di adattamento e prontezza di riflessi per riuscire a far fronte a tutte le situazioni di lavoro, anche le più destabilizzanti, e per adeguarsi a qualsiasi oratore. Deve essere sensibile alle differenze culturali e alla situazione per rendere con diplomazia l’intenzione dell’oratore.